martedì 27 aprile 2010

Philips" e la GNU GPL


PHILIPS is a registered trademark of Koninklijke Philips Electronics.N.V.
e...lo so, l'altro è il logo della GNU GPL v3.


Io mi fido di quelli che smontano le cose e provano a ripararsele da soli. Mi fido perché lo faccio anch'io, tendenzialmente smonterei tutto. Solo che non sempre (leggi 'mai') riesco pure ad aggiustare, così mi accontento di averci guardato dentro, rimetto le quattro viti e porto il coso a riparare. C'è un tizio che fa riparazioni elettroniche proprio dietro casa mia. Il coso in questione l'ultima volta è stato un televisore, aveva più di vent'anni, tubo catodico andato...ciao.

- - Gli apparati e componenti elettronici vanno destinati a procedure di trattamento, recupero e smaltimento. Rivolgersi all'ASM competente - -

Ne ho approfittato allora per fare qualche domanda riguardo alle varie marche, qualità, assistenza, tecnologie, LCD Plasma LED... Ovviamente lui la sa lunga, sono anni, prima costruivano meglio, la roba durava, ora si fa tutto in Cina etc. Però lui le televisioni le smonta e le rimonta, ci mette le mani, vede i pezzi che si rompono e come sono assemblate, ma non le vende e non sono sue: tutto questo lo rende obiettivo. E io poi mi fido di chi smonta le cose. Le differenze insomma lui dice che ci sono, tra una marca e l'altra, c'è il pessimo, c'è il mediocre e c'è pure chi costruisce meglio. Ecco, secondo lui quest'ultimo è il signor Philips. E io mi fido poi in effetti ho il mio monitor LCD che sono 5 anni e non ha fatto una piega, e ho un paio di lettori DivX di cui non ho mai avuto da lamentarmi; e poi negli anni avevo notato che hanno anche una politica meritoria e sana riguardo alla sostenibilità e all'efficienza energetica, che mi sembra giusto premiare.

Ho comprato un televisore Philips. E mi sono messo subito a guardare tutti i fogli contenuti nello scatolone: dichiarazione di conformità, informazioni, contatti, garanzia, manuale di avvio veloce e...le istruzioni. Io leggo sempre le istruzioni, di qualsiasi cosa compro. Leggo pure le parti banali, tipo non immergere nell'acqua, non inalare, non far brillare etc. Insomma stavo spulciando tra fogli e foglietti e mi sono ritrovato in mano la GNU GPL, versione 2, tale e quale:
GNU GENERAL PUBLIC LICENSE

Version 2, June 1991

Copyright (C) 1989, 1991 Free Software Foundation, Inc.
51 Franklin Street, Fifth Floor, Boston, MA 02110-1301, USA

Everyone is permitted to copy and distribute verbatim copies
of this license document, but changing it is not allowed.
Preamble
The licenses for most software are designed to take away your freedom to share and change it. By contrast, the GNU General Public License is intended to guarantee your freedom to share and change free software--to make sure the software is free for all its users. ...

Nello stesso foglietto ripiegato c'è anche la lista di tutto il software coperto da questa licenza e incluso nel televisore. Per essere precisi, parte di questo software è coperto dalla GNU Lesser General Public License v2.1, o GNU LGPL. Comunque, questo è l'elenco:
Linux Kernel (version 2.6.15), Flash Eraseall, Nandwrite, Helper Application, Libc, Librt, Libm, Libpthread, libgcc, libstd++, Diet libc, libgphoto, vsnprintf.

Quelli in neretto sono componenti fondamentali di qualsiasi ambiente e distribuzone GNU/Linux, e stanno anche dentro un televisore! Questa cosa la lascio così, senza aggiungere altro...una parola sola, và: scalabilità.

Voglio invece sottolineare due cose che hanno colpito molto il piccolo nerd abituato al catodico, e riguardano la presa USB posta sul lato del televisore. Con la presa USB si aggiorna il software del televisore, basta scaricare l'archivio .zip dal sito, estrarre il file .upg in una pennetta e collegarla. Questo l'ho fatto quasi subito, ça va sans dire.
Con la presa USB si riproducono direttamente i seguenti formati multimediali: .jpeg, .mp3, .avi, sia con codec DivX che Xvid. Invece il formato multimediale Ogg, che è libero e liberamente fruibile con strumenti licenziati sotto GNU GPL, NON è supportato: allora, bé, signor Philips, 10-. Già che c'eri...

PlayOgg

giovedì 22 aprile 2010

Non centra il porno, Steve: tu stai parlando di libertà!

AGGIORNAMENTO: scopro in ritardo che le stesso Stallman, con ottime ragioni, depreca l'uso del termine 'proprietà intellettuale'. Le ragioni sono spiegate dettagliatamente nell'articolo 'Hai detto "proprietà intellettuale"? È un miraggio seducente'. Condivido tutto, ma non cambio nulla di quanto segue. Erra l'uomo finché cerca, e l'importante è cercare.


Una volta ho letto che dei ragazzi italiani, cenando con Stallman, gli avevano suggerito una licenza etica, che impedisse di usare il software per cose immorali, tipo le armi. Stallman rispose che non avrebbe accettato una tale licenza come libera, perché...semplicemente non lo era. La licenza etica era e voleva essere una licenza limitante della libertà di utilizzo.
Richard Stallman era allora, ed è a tutt'oggi, l'inventore del concetto di copyleft¹, che sta alla base di molte licenze libere, come la stessa GNU GPL o le varie Creative Commons, e il presidente e fondatore della Free Software Foundation. FSF. Free-Software-Foundation. FREE è la parola chiave da qui in poi. Ok. Il commensale che aveva proposto la licenza etica, in buona fede e però non soddisfatto della risposta, pensò di ripetergli la domanda, alche Stallman sbottò, a voce alta e in modo certo poco civile, dicendo:
I already told you what I think about it, now stop!

Questo curioso episodio è raccontato sul blog di Stefano Marinelli, che era uno dei fortunati commensali, e mi colpì molto. Poi oggi mi è tornato in mente, quando sul neonato Post ho letto queste parole di Steve Jobs (tradotte dall'anglais, naturalmente):
Crediamo seriamente di avere una responsabilità morale nel tenere il porno fuori dall’iPhone. [...] Chi vuole il porno può comprarsi uno smartphone Android².

Ecco io ho una riflessione da fare su questa cosa, e non è a caso che questi due episodi li ho voluti accostare, né che di accostarli mi sia subito venuto in mente. La riflessione è sulla libertà, ma presuppone che nei destinatari ci siano già una consapevolezza e un'idea chiara di quello che significano i concetti accennati su in cima: licenze e copyleft.

La 'responsabilità morale' di un produttore di elettrodomestici o la licenza etica non sono altro che delle censure upstream, per così dire, che vorrebbero porsi a limitazione dell'uso di qualcosa. Ora, nel rispetto della Legge, io con le cose che compro ci faccio rispettosamente quello che mi pare, e lo pretendo. L'idea che Jobs vuol far passare, sbandierando un'intenzione in ogni caso bigotta, è che sia lecito per il produttore controllare i contenuti dei giocattoli che vende: che cioè anche dopo il venderli, quando sono vostri o miei, sia sempre lui a deciderne i limiti e i contenuti; questo si e questo no, questo è morale e questo è sconcio, questo è gratis e questo si paga, questo si paga e quest'altro pure. Prosaicamente, vuol farci i quattrini. E questo va bene, fino ad un certo punto: libero lui di vendere manette e liberi noi di non comprare il giocattolo. Ma per il ruolo che hanno, e avranno in futuro, le tecnologie digitali nella nostra società, il peso e le conseguenze delle differenti posizioni, quella di Stallman e quella di Jobs, sono di molto maggiore importanza.
Questo discorso è molto ampio e, come nel caso del film di Miloš Forman su in copertina, va subito molto lontano dalla discussione sulla pornografia. Ma ci tornerò poi, perché c'è una chiave di lettura.

Libertà digitali, lotta alla pirateria e Pirate Party svedese che conquista un seggio al Parlamento Europeo, brevetti software, SIAE e RIAA, OpenOffice.org, formati chiusi nell'Amministrazione pubblica e loro costi in prospettiva, GNU/Linux e il decreto Bondi sull'equo compenso, About A Boy con Hugh Grant...e molti altri argomenti ancora, tutte cose che hanno e avranno delle influenze sulla nostra società e che in qualche modo c'entrano con questa cosa.
Questo post nasce da uno spunto e vuole essere nient'altro che uno spunto, già sento che verrà fuori sommario, per brevità, e partigiano per le intenzioni, ma ho voglia di scrivere. In ogni caso vi chiedo di pensare di riconsiderare le vostre idee sulla proprietà intellettuale.

La proprietà intellettuale in senso restrittivo è un'idea e una cosa moderna, nasce con l'industria come Proprietà industriale, cioè nella forma di brevetti per le macchine, per garantire all'idea originale i suoi privilegi nel nuovo scenario della concorrenza. Prima non c'era: e la stessa parola 'invenzione' usata nella terminologia giuridica del brevetto viene dal latino invenire, che però significa 'trovare'. In latino una parola così, che cioè inplichi la proprietà intellettuale, non c'è, e neanche in greco: perché manca il concetto che qualcosa possa venir fuori dal nulla, per la sola opera di qualcuno o di qualcosa. Già per Democrito, V secolo a.C., era perfettamente chiaro che 'Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma'. E se questo valeva per la Natura, allo stesso modo valeva per le Idee (Platone). Il concetto di creazione come lo intendiamo oggi, cioè creazione dal nulla, è un concetto cristiano. Quando i teologi cristiani lo introdussero, il verbo latino 'creare' aveva un altro significato: ed infatti dovettero usare l'espressione 'creare ex nihilo', 'creare dal nulla', di cui l'odierno 'creare' è la contrazione, perché oramai è passato il senso.

Nel mondo del software, il concetto di codice proprietario e quindi la pratica di vincolarne l'uso e la condivisione con licenze restrittive e dietro pagamento, nascono con la LETTERA APERTA AGLI HOBBISTI scritta da Bill Gates nel 1976, e sono la più intima ragione degli enormi guadagni di Microsoft: un'azienda che, materialmente, non produceva nulla. Prima ingegneri, informatici e programmatori si scambiavano il codice o parti di esso, naturalmente, così come in fabbrica un operaio insegnava al nuovo ad usare meglio un tornio, più velocemente, con meno fatica. Così è evoluta pure l'agricoltura, per secoli: dal contadino che fa qualche esperimento al figlio, al cognato e al vicino, se sono in buoni rapporti. E così ogni altra branca dello scibile, tutte: nani sulle spalle dei giganti, con molta umiltà, diceva Newton riguardo ai suoi lavori. Condivisione, shearing, altrimenti ci tocca sempre reinventare la ruota, o farci schiacciare dai giganti. A me qui viene sempre in mente Henry Ford che paga ai babilonesi 4 dollari per ogni Fiesta venduta.

Il punto è questo, se la società, per apprezzare il senso profondo e fecondo della condivisione, dovrà passare attraverso brevetti e loro aberrazioni, come i Non-disclosure agreements (NDA), ebbene allora è giusto che sia fatto, è necessario (Navigare necesse est...). Sono le vie tortuose della Storia. Tesi antitesi e sintesi. Aufhebung. Il copyleft. Cioè sempre licenze, con una forma giuridica e tutti i crismi: che però garantiscono, insieme all'autore, anche tutti quelli che ne vorranno usufruire. Garantiscono che quel che viene licenziato resterà libero.
Messa in questa prospettiva, si potrà forse capire quanto la portata delle idee di questo signore qui accanto sia enorme, rivoluzionaria e romantica. E si capisce pure, da quel 'tutti', quale buon gioco abbiano avuto le varie, idiote, connotazioni politiche di Stallman come comunista o socialista. Così come si capisce da che parte vengono e di quali interessi sono a difesa. Vogliono far attecchire il disprezzo, e criminalizzare. Lo stesso ha fatto Microsoft nei confronti di Linux, per anni. Lo stesso fanno le campagne pubblicitarie della SIAE contro i cosiddetti pirati, paragonandoli ai ladri. E la stessa intenzione è pure nelle parole di Jobs contro gli smartphone Android:
Chi vuole il porno può comprarsi uno smartphone Android.

¹ il copyleft sta alla base anche di Wikipedia, L'enciclopedia libera, cui rimando la spiegazione e l'approfondimento. Voglio solo sottolineare che il 'libera' di Wikipedia vuole intendere le stesse libertà basilari pensate e poste da Stallman nel concetto di copyleft.
² Android è una piattaforma open source per dispositivi mobili basata sul sistema operativo Linux.